'Ndrine of Milano, Millennium in Calabria
Operazione Millennium: Reggio Calabria non è una città come le altre . San Siro chiama Calabria. Piccola storia di una spiaggia violata.
Benvenute e benvenuti.
Vesper Lynd era l’innamorata di James Bond.
«Buon Vespro» è il saluto utilizzato nei rituali della ‘Ndrangheta.
Vesper può essere un cocktail, ma Vesper è anche questa newsletter che ogni settimana (o quasi) racconta di criminalità internazionale, spionaggio, operazioni coperte e altre storie appassionanti e un po’ minacciose.
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Se oggi pomeriggio siete a Roma, dalle 15 in poi parteciperò all’iniziativa Scudo Democratico- Difendere le democrazie dalle ingerenze straniere che si terrà nella Sala Capitolare del Senato a piazzetta Minerva.
Se invece siete sempre a Roma, ma giovedì 29 maggio, ci vediamo all’iniziativa Open Narratives: Radici di Calabria, Ombre di Mafia di Libera Contro le Mafie.
E ora cominciamo col numero di questa settimana.
Millennium dimenticato
(Lungomare Falcomatà a Reggio Calabria. Foto mia.)
Il 21 maggio la Procura di Reggio Calabria guidata dal procuratore Giuseppe Lombardo ha annunciato Operazione Millennium, un’indagine che ha condotto all’arresto di 97 persone.
È un’inchiesta importante, eppure finora la stampa nazionale se n’è occupata poco, forse perché ormai diamo per assodato che Reggio Calabria non è una città come le altre.
Siamo ancora nel campo della tesi investigativa, ma Millennium evidenzia sviluppi recentissimi della ‘Ndrangheta, ipotizza un coordinamento unitario nel traffico internazionale di cocaina -su cui le ‘ndrine calabresi vantano ancora la supremazia a livello europeo - e si pone in continuità diretta con Crimine-Infinito, l’inchiesta che circa 15 anni fa ha finalmente illuminato la struttura e l’organizzazione della ‘Ndrangheta.
Sembra però che gli scenari di lungo respiro - organizzazioni criminali strutturate, trame internazionali che abbracciano tutti i continenti, riciclaggio capace di condizionare le economie di interi Paesi - siano troppo complessi per «bucare» l’attenzione del pubblico.
Ecco allora che noi giornalisti finiamo a concentrarci su fenomeni marginali: un bar dove VIP di terza fascia andavano a caccia di coca e prostitute come la Gintoneria diventa il cuore criminale di Milano, raccontiamo le amanti di Matteo Messina Denaro invece di concentrarci sul suo peso criminale (vero e presunto), e quando non sappiamo più che cosa fare ci lanciamo nell’ennesima ricostruzione nostalgica della mala degli anni ‘70 o ‘80.
Forse stiamo sbagliando il racconto della criminalità organizzata.
Forse ci stiamo concentrando su mafie immaginarie e sull’immaginario della mafia, perdendo di vista il racconto della realtà.
Eppure questa sciatteria si percepisce solo in Italia 🇮🇹, mentre in tutta Europa 🇪🇺 si moltiplicano le reazioni a un crimine organizzato sempre più pervasivo.
Probabilmente ormai l’opinione pubblica italiana è satura di rappresentazioni del crimine organizzato, ma questa stanchezza non impedisce alle mafie di farsi strada in ogni aspetto della vita sociale, come dimostra quello che sta succedendo a Milano.
Le mani su San Siro
(Scena del tentato omicidio dell’ultrà del Milan Luca Anghinelli, 12 aprile 2019. Foto mia.)
All’inizio di maggio l’inchiesta sulle infiltrazioni ‘ndranghetiste nelle curve di San Siro si è allargata con sette nuovi arresti per estorsione e usura - in alcuni casi con l’aggravante del metodo mafioso -, ma finora su questa newsletter non ero riuscito a trattare la questione.
Ottimi colleghi come Giorgio Curcio del Corriere della Calabria ne stanno esplorando ogni aspetto e molti dei fatti sono noti: nel settembre dello scorso anno il capo degli ultras dell’Inter Andrea Beretta ha ucciso Antonio Bellocco, esponente di una delle più importanti famiglie di ‘Ndrangheta della Piana di Gioia Tauro che, a sua volta, aveva un piano per ucciderlo.
Presunto movente: Beretta si sarebbe appropriato di parte dei guadagni della tifoseria, che spettavano al clan. L’omicidio di Bellocco ha scatenato un’indagine capace di «decapitare i vertici delle curve di Inter e Milan» e illuminare i loro rapporti con la criminalità organizzata: come ha fatto notare a più riprese la criminologa Anna Sergi (iscrivetevi alla sua newsletter) la struttura gerarchica delle tifoserie si presta per sua natura alla criminalità e la ‘Ndrangheta lancia da sempre operazioni di «entrismo» su altre organizzazioni. L’inchiesta ha poi aperto altri filoni d’indagine - come quello sul tentato omicidio dell’ultrà del Milan Luca Anghinelli nell’aprile del 2019, e sull’omicidio dello storico capo ultrà dell’Inter Vittorio Boiocchi, assassinato nell’ottobre 2022 probabilmente su ordine dello stesso Beretta. Poi le acque più profonde delle curve criminali milanesi si sono smosse ancora fino a un’altra sparatoria, il tentato omicidio dell’ultrà del Milan Luca Guerrini avvenuto il 9 maggio scorso.
Alcune considerazioni:
1) Non è certo la prima volta che la ‘Ndrangheta entra a San Siro - Nei primi anni Dieci l’imprenditore titolare del catering dello stadio era finito nelle fauci di Pino Pensabene detto «Il Papa», boss calabro-brianzolo e importantissimo prestatore di denaro a strozzo, al punto che ormai gli segnalava le sale-bingo da acquistare. Sempre nello stesso periodo i chioschi di paninari all’esterno di San Siro erano sotto il controllo dei cugini Cristello, altra famiglia di spicco della Brianza.
2) I Bellocco non sono una famiglia di ‘Ndrangheta qualunque - fanno parte di quella cerchia abbastanza ristretta di aristocrazia ‘ndranghetista capace di movimentare uomini, capitali e mezzi attraverso i continenti con un peso criminale riconosciuto ovunque: quando uno dei più importanti broker della cocaina del pianeta è in carcere in Uruguay 🇺🇾 - e parlo ovviamente di Rocco Morabito detto «Il Tamunga» - i Bellocco sono tra i primi a partecipare a una colletta per farlo evadere. (Tutta la storia dell’incredibile caccia internazionale a Rocco Morabito è al centro del mio ultimo libro, «Duello»).
3) Gli sconvolgimenti nel sottobosco criminale/sportivo milanese potrebbero continuare, anche con esiti pericolosi - Non dimentichiamo che prosegue la maxi-indagine Hydra su un presunto patto tra ‘Ndrangheta, Cosa Nostra e Camorra per spartirsi Milano e fare affari senza conflitti, ma a un livello inferiore, quello degli ultras-spacciatori, le tensioni potrebbero esplodere.
Piccola storia di una spiaggia violata
(Lido Aquarius a Gioiosa Jonica, foto mia)
Poco più di un mese fa ero in giro in Calabria per un documentario sul traffico globale di cocaina che uscirà il prossimo anno su France 2 🇫🇷 e insieme al regista e alla troupe ho visitato il Lido Aquarius di Gioiosa Jonica, confiscato tempo fa una cosca di ‘Ndrangheta della zona e oggi gestito dall’Associazione Don Milani, legata a Libera.
Il presidente dell’Associazione Don Milani Francesco Rigitano aveva raccontato orgoglioso che il Lido Aquarius sarebbe stato restituito alla popolazione di Gioiosa la prossima estate, ma nei giorni scorsi qualcuno si è introdotto nello stabilimento e lo ha danneggiato.
Forse per restituire al pubblico il racconto della realtà dovremmo ricordare di più storie come questa: la ‘Ndrangheta è quella cosa che controlla il traffico di coca di un intero continente ma poi si preoccupa di distruggere una piccola spiaggia solo per dimostrare chi comanda davvero.
Per questa settimana è tutto,
A prestissimo!